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Nuovi incontri
25/09/2024 17:35:42
Sono in arrivo nuovi incontri!
A breve ulteriori dettagli
Psicoterapia della Gestalt
14/04/2020 19:46:09
La Psicoterapia della Gestalt si inserisce tra le terapie umanistiche. Nasce intorno a New York nel 1950 circa per le intuizioni di Friedrich Perls insieme ad un gruppo di intellettuali statunitensi che erano profondi conoscitori della psicoanalisi. La nascita della Psicoterapia della Gestalt espresse un’interessante sintesi di varie correnti culturali, filosofiche e psicologiche che a partire dal dopo guerra si fecero spazio all’interno di nuovi paradigmi culturali. Per la Psicoterapia della Gestalt non è esatto dividere l’esperienza umana nelle sue componenti elementari, ma occorre, per comprendere un comportamento averne una visione di sintesi cercando quindi di percepirlo nell’insieme del contesto globale ( visione olistica). L’individuo e l’ambiente rappresentano un unico eco-sistema interagente che cresce e si autoregola. Per questo è importante considerare l’intera esperienza della vita di una persona che si può trovare in uno stato di disagio sia da un punto di vista fisico, psicologico, intellettuale, emotivo, relazionale e spirituale. Attraverso l’osservazione fenomenologica il terapeuta si occupa di osservare e verificare la consapevolezza del processo dei pensieri, sentimenti e azioni di un individuo prestando una maggiore attenzione al “cosa” e al “come” piuttosto che al “perché” di un’azione e di un comportamento; la consapevolezza del come qualcosa avviene, infatti, può condurre ad una maggiore possibilità di effettuare un cambiamento spontaneo e genuino all’interno della persona in maniera responsabile. Proprio per questo la relazione terapeutica rappresenta un laboratorio di ricerca ideale, dove il terapeuta che è parte attiva della psicoterapia, attraverso tecniche esperienziali, induce la persona a sperimentarsi direttamente per favorire una nuova e creativa spontaneità nel contattare l’ambiente.
La Psicoterapia della Gestalt non rappresenta una tecnica che viene esercitata da una persona esperta su un’altra che si trova in un momento di disagio, ma è la co-creazione di una danza tra terapeuta e la persona che eseguono insieme per ricostruire il ground su cui poggia la vita di relazione, l’emotività, il senso di sicurezza nell’altro e nell’ambiente.
Dott.ssa Emanuela Venanzoni
Psicologa in Gestalt Therapy - in Art Counseling
CYBERBULLISMO
23/03/2020 18:28:46
Cyberbullismo: è una forma grave di “aggressione” da parte di un “bullo” perpetrata ai danni di una “vittima” attraverso i comuni mezzi di massa, da face book, telefono, chat, video con la divulgazione di immagini private di qualcun altro. Tale contesto determina gravi stati emotivi sia in chi la effettua (come insuccessi scolastici e comportamenti antisociali) sia purtroppo in chi la riceve, portando la vittima a gravi sentimenti di tristezza, inadeguatezza, rabbia fino a sfociare depressione talvolta grave, senza purtroppo riuscire a riconoscere tutte queste emozioni da parte di entrambi.
L’Associazione Onlus Parla con Noi si occupa di soggetti affetti da tali problematiche, basta chiamare al nostro numero 0686972138 oppure alla nostra email info@parlaconnoi.org per fissare un primo colloquio gratuito e parlarne con un esperto.
Tecniche di rilassamento corporeo
21/02/2020 12:41:23
Sempre di più, nella nostra società, ci troviamo ad essere continuamente sotto pressione, dai tempi stretti, dalle scadenze e dai mille impegni da ricordare, da preoccupazioni di natura professionale, familiare che sono diventate ormai compagne inseparabili della nostra quotidianità.
Questi momenti della vita si associano poi a sintomi fisici fastidiosi e spesso invalidanti come insonnia, mancanza di appetito (o al contrario fame nervosa), respiro affannoso o contratto, crampi o fastidi allo stomaco, nervosismo e tensione muscolare, cefalee, stanchezza persistente, solo per citarne alcuni tra i più comuni.
Non sempre però si può eliminare la fonte dello stress in breve tempo (anche se è fondamentale andare alla radice del problema), mentre è possibile apprendere delle tecniche utili alla gestione dei sintomi più fastidiosi e invalidanti che questa situazione comporta.
In altre parole possiamo imparare a rilassarci!
Sembra ovvio no? E allora perché non lo facciamo? Perché forse abbiamo disimparato un’abilità che è insita nell’essere umano, quella di agire in contatto con il reale bisogno del momento e verso il soddisfacimento di questo.
Dopotutto la capacità di rilassarci ci appartiene, e se l’abbiamo perduta… possiamo recuperarla.
LA RELAZIONE TERAPEUTICA
04/01/2020 18:36:50
Rivolgersi ad uno psicologo spesso è una scelta che crea molte perplessità, talvolta ansie. Spesso si arriva in terapia per un urgente bisogno di comprendere come mai la nostra vita non riesce più ad avere il senso che le abbiamo dato prima o perchè a volte ci scopriamo affaticati o altre volte perchè non sappiamo come mai commettiamo gli stessi errori di sempre senza riuscire a dare una svolta per noi più congeniale alle cose.
Presi dall'ansia e pieni di impegni il nostro io più profondo in tanti modi ci chiede di essere ascoltato.
Le relazione terapeutica è un'alleanza collaborativa con finalità di poter far conoscere al paziente se stesso e i propri processi.
Così il terapeuta diventa per il paziente una persona in grado di comprenderlo e capace di aiutarlo nel proprio cammino, una persona affidabile che gli garantisce ascolto e sostegno emotivo, e sopratutto in grado di offrire degli strumenti utilizzabili per il proprio processo di crescita.
SPORTELLO DI ASCOLTO GRATUITO
10/11/2019 17:55:14
Ci sono momenti complessi in cui sembra difficile condividere ciò che proviamo: i nostri sentimenti, le nostre sensazioni le nostre emozioni e le nostre incertezze. Spesso parlarne con qualcuno può dare una nuova energia ed una capacità più ampia di comprendere ed affrontare le difficoltà.
Presso la nostra sede è attivo uno sportello di ascolto gratuito ogni LUNEDì - MERCOLEDI' e VENERDI' alle ore 17 alle ore 18.
Via Federico Jorini n.54 - (zona Portuense) - Roma
3274041920 - 0686972138
screening Mild Cognitive Impairment (MCI)
25/10/2019 19:04:32
La nostra associazione offre un breve screening gratuito per la rilevazione di sospetto “deterioramento cognitivo lieve” (Mild Cognitive Impairment, MCI) a persone che abbiano superato il 65esimo anno di età.
Individuare un MCI può essere utile per monitorare il rischio di deterioramento cognitivo lieve e, nel caso, intervenire precocemente sulla problematica.
Se si è interessati, la invitiamo a contattarci per avere maggiori informazioni.
Onlus Parla con Noi non va in vacanza.
16/07/2018 18:26:10
Ricordiamo alla nostra gentile utenza che siamo sempre aperti e disponibili anche ad Agosto. Il nostro staff di professionisti psicologi e psicoterapeuti ti accoglierà per un primo colloquio gratuito, per un supporto, un sostegno psicologico.
Tutti i pomeriggi dalle 15.30 alle 19.30 dal Lunedì al Venerdì è possibile prendere un appuntamento senza impegno e gratuito chiamando allo 06 86972138 oppure tramite email info@parlaconnoi.org
SPORTELLO di ASCOLTO GRATUITO - FARMACIE
14/11/2017 18:36:16
Presso le seguenti farmacie è attivo lo sportello di ascolto completamente gratuito al quale potrete accedervi nei seguenti giorni ed orari
FARMACIA ANGELINI - Via Sirtori 21/23 - Mercoledi 17/18
FARMACIA IMPRUNETA - V.le Vicopisano 58 - Mercoledi 18/19
FARMACIA ARRIGHI - V.le G. Marconi 640 - Lunedì 16/17
BAMBINI "DIFFICILI" - PARTE II - Dott. Dario Coderoni
04/09/2017 17:44:09
GENITORI SULL'ORLO PARTE 2
Cosa fare quando vostro figlio di 6 anni non ha alcuna voglia di ascoltarvi e continua a comportarsi da ribelle? Cosa spinge un “bambino difficile” a non rispettare le regole, trasformando casa vostra in un campo di battaglia?
Nella parte precedente abbiamo indagato quali potessero essere gli atteggiamenti e le strategie disfunzionali più comuni quando si ha a che fare con bambini provocatori/ribelli/oppositivi. Nelle prossime righe, invece, ci concentreremo sullo sfatare alcuni miti che contribuiscono al mantenimento del problema, per passare poi ad illustrare qualche strategia da mettere in atto per provare a ristabilire un po' di quiete...
Nella pratica clinica mi è capitato spesso di trovarmi di fronte madri o padri che, esausti e sconfortati dall'amore dato e dalla poca riconoscenza ricevuta mi dicessero: “Non funziona niente!” oppure: “Qualunque cosa faccio, sbaglio!”.
Bene, questo è il primo mito che vorrei sfatare. Il rimedio c'è, eccome. I bambini (come gli adulti) possono cambiare, hanno solo bisogno dell'addestramento adatto. Cadere infatti in questa falsa credenza, ha il solo effetto di indebolire la vostra capacità di aiutarli. Occorre piuttosto capire quali siano state le strategie che non hanno prodotto risultati, interromperle e iniziare daccapo, partendo dal presupposto che, come sosteneva Oscar Wilde: “E' con le migliori intenzioni che il più delle volte si ottengono gli effetti peggiori...”.
Un altro tra i grandi miti da sfatare è quello della “sculacciata”. Ognuno di noi avrà certamente memoria di quando, nonostante i ripetuti richiami, continuando a giocare con la pallina da baseball in salone, ha finito per frantumare il prezioso angelo di cristallo di mamma, ritrovandosi il sedere rosso di botte. Forse le punizioni corporali hanno sortito un effetto positivo su di voi, ma di solito su un bambino difficile causano una risposta opposta. Infatti, uno tra i rischi associati è che, una volta picchiato, quest'ultimo utilizzi le botte come un' efficace modalità comunicativa e la utilizzi all'esterno con fratelli minori, amici e compagni di scuola. Nonostante questo tema possa ispirare legittimi dissensi del tipo: “Cosa c'è di male a dare una sculacciata quando serve?”, io continuo a credere che esistano semplicemente dei metodi più efficaci.
Quando poi, dopo una serie di disastri di varia natura, si innesca il meccanismo del pregiudizio nei suoi confronti le cose non potranno che peggiorare o, nel migliore dei casi, rimarranno così. Solo distaccandoci emotivamente dalla credenza che ne combinerà un'altra perchè non ha le competenze comportamentali adeguate riusciremo a fare dei progressi. Infatti, quello del “non ha le abilità” è un auto-inganno da combattere con forza. Avete mai fatto caso alla trasformazione di vostro figlio in altri contesti? Ad esempio quando si relaziona con i nonni, con il vicino di casa o con gli amici di famiglia, i quali puntualmente si complimenteranno con voi di quanto sia educato, bravo e buono, non capacitandosi del vostro affanno e non credendo ad una parola di ciò che gli avete detto poco prima riguardo al vostro carceriere. Questa è solo una delle tante prove che la maggior parte di questi bambini possiede tutte le attitudini necessarie, semplicemente non scelgono di usarle in alcuni contesti, a meno che non siano costretti a farlo.
Queste poche e brevi considerazioni su alcuni falsi miti che rendono ancora più complicato trattare con bambini difficili, fanno da cornice a ciò che andremo ad affrontare fra poco, illustrando qualche tecnica pratica e piuttosto semplice. Prima di fare ciò però, credo sia necessario fare due premesse: la prima di esse è che ritengo la consulenza di uno specialista altamente consigliata in ogni caso. Il colloquio con un esperto infatti è essenziale per poter calzare le adeguate strategie al problema, risparmiando tempo ed energie (se ancora ne avete qualcuna).
La seconda è un invito a non cedere. Mai.
Perchè, pur con la guida giusta, potreste riscontrare un cambiamento repentino, ma potrebbe anche volerci del tempo e non bisogna perdersi d'animo. Una volta scelta la strategia da seguire, non importa quanto miserabile potrà sembrare la vostra vita o quanta abilità vostro figlio avrà nel farvi sentire senza speranze, voi non dovete mollare. Poichè quando si ha a che fare con un bambino particolarmente testardo, il braccio di ferro é sempre duro e faticoso, ma sarà vinto da chi mollerà per ultimo e se le cose non funzionano al primo tentativo, ci sarà sempre un'altra possibilità di riscatto. Questo è l'unico modo per operare un cambiamento e tirare, finalmente, un sospiro di sollievo.
Detto ciò, passiamo ai fatti. Da cosa si può iniziare per ristabilire un legame efficace e per insegnare a vostro figlio a comportarsi meglio?
Ecco qualche semplice tecnica che, seppur decontestualizzata, potrebbe essere d'aiuto :
1) Fornire delle alternative: molto spesso durante i conflitti con i nostri figli, ciò che facciamo è imporgli delle soluzioni non opinabili, con il risultato di finire in una lotta di potere che, come abbiamo specificato nella prima parte, è sempre meglio evitare. Se però li mettessimo di fronte a possibilità di scelta multiple (accettabili anche per i genitori), gli permetteremmo di ragionare di più e, soprattutto, gli daremmo indietro una parte di controllo, che è esattamente ciò che cercano. L'idea è dunque quella di fornirgli più alternative simili (ad es. lasciarli scegliere se lavarsi prima i denti o fare il letto), facendoli sentire maggiormente considerati e diventando noi stessi un esempio di flessibilità.
2) Dubitare anziché incoraggiare : questo stratagemma è efficace soprattutto di fronte alle difficoltà nello studio o nella risoluzione di problemi. Calibrare piccole prove sulle capacità del bambino (ad es. dire : “è piuttosto difficile, chissà se sei in grado!” oppure “penso che ci metterai almeno 20 minuti, è difficile farlo in meno tempo”) è un metodo efficace per promuovere le autonomie del bambino oppositivo utilizzando il suo stesso linguaggio e la sua stessa logica: la sfida.
3) Riconoscere, non lodare: Sebbene possano sembrare sinonimi stretti, queste parole non concordano fra loro. Una delle tentate soluzioni più comuni da parte di genitori ed insegnanti è quella di elogiare il ragazzo quando ogni tanto (nessun bambino infatti fa SOLO cose negative) si comporta in modo accettabile o vi sorprende con un gesto responsabile. Purtroppo però, neanche questo serve. Dire a colui che è stato considerato per anni “il monello” di casa che è proprio un bravo ragazzo, non farà altro che confonderlo riguardo la sua identità e con ogni probabilità provocherà subito dopo un'azione ribelle compensatoria che riporterà la situazione in equilibrio. Nel momento in cui qualcuno fa un commento che non combacia con l'immagine che abbiamo di noi stessi, subiamo uno stress. E ciò vale per gli adulti quanto per i bambini. Ecco perchè è preferibile utilizzare il riconoscimento, ovvero un commento obiettivo circa il comportamento che si sta tenendo. Un esempio può essere il seguente: supponiamo che vostro figlio stia provando a leggere un libro piuttosto che ipnotizzarsi davanti ai videogame. Ciò che si potrebbe fare è sottolineare l'atto in sè dicendo “vedo che stai leggendo un libro”, limitandosi a sottolineare il fatto, EVITANDO VALUTAZIONI DI STIMA del tipo : “sono orgoglioso di te” oppure “stai diventando bravo” ecc. Una volta fatto, ci si dovrà allontanare per evitare di cadere in tentazione aggiungendo qualcosa che rovinerà il vostro intervento. La tecnica comunicativa ha un duplice effetto: in primo luogo il ragazzo sarà interessato ad ascoltarvi di più, certamente come effetto del commento positivo, ma soprattutto perchè sarà detto senza nessun tipo di giudizio, bello o brutto che sia. In secondo luogo, i riconoscimenti saranno lo stimolo che gli permetteranno di capire quali comportamenti adottare in futuro.
4) Ricompensare il cambiamento: Non dobbiamo mai dimenticare che i bambini (soprattutto quelli difficili) hanno un bisogno estremo di sapere quando i loro comportamenti sono appropriati o inappropriati. Di conseguenza avranno bisogno che i loro sforzi per migliorare vengano riconosciuti e ricompensati in qualche modo, e gli adulti spesso si dimenticano di farlo. Il mancato riconoscimento dei piccoli passi da parte del genitore spesso porta ad una grande frustrazione per il ragazzo e ad una regressione nel comportamento. L'idea invece è quella di prendere di mira un comportamento specifico che vorreste modificare (ad es. il fatto che si dimentica di fare lo zaino la sera prima) e dire a vostro figlio che cosa vorreste ottenere, usando termini chiari e positivi (“vorrei che facessi questo”) piuttosto che termini negativi (“vorrei che non facessi questo”). A questo punto, parlando con lui, chiedetegli cosa ne pensa e quale sarebbe secondo lui il primo passo per raggiungere l'obiettivo finale. E' molto importante non aspettarsi troppo e subito, ma riuscire ad aspettare il primo segnale in direzione positiva e sottolinearlo con decisione, a parole (“Ho notato che hai riordinato i libri”) o con post-it sparsi per casa a seconda del problema. Nonostante il cambiamento proceda per gradi, è importante tenere d'occhio ogni piccolo risultato per ottenerne, alla fine, uno più grande.
In conclusione, un ultima considerazione. L'obiettivo di questi due articoli non è certo quello di insegnare come tirare su dei figli. Io non ne avrei certo l'arroganza né la facoltà e voi, come loro, possedete già tutte le abilità e la forza per far fronte a questa enorme sfida. Le poche parole scritte qui hanno il solo scopo di fornire qualche strumento e qualche spunto per affrontare un problema che, a quanto pare, sta diventando sempre più frequente e sempre meno gestibile. Non c'è nulla di male nell'essere in difficoltà. Anche voi, come i vostri figli, imparerete solo dagli errori commessi, tenendo a mente che chiedere aiuto non è mai una forma di debolezza. Anzi.
Parte II - Dott. Dario Coderoni
BAMBINI "DIFFICILI" - PARTE I - Dott. Dario Coderoni
25/08/2017 16:54:24
GENITORI SULL'ORLO DI UNA CRISI DI NERVI
Sono talmente tante e variegate le tipologie, che si fa persino fatica a descrivere che cosa sia realmente e come funzioni una “famiglia” oggi.
Sebbene l'affermazione possa sembrare provocatoria, quel sistema di relazioni fondamentalmente affettive su cui si fonda ogni paese e cultura ha cambiato, da 50 anni a questa parte, le proprie regole interne e con esse lo sfondo sul quale cresciamo, formiamo ed educhiamo i nostri figli. Il passaggio da un sistema “patriarcale” (ed adulto-centrico) ad un sistema “nucleare” (e bambino-centrico) infatti ha portato in dote numerosi vantaggi, ma ha anche mutato la natura degli svantaggi.
Il principale tra essi risiede nel paradosso dove in un clima eccessivamente democratico e permissivo ci si trovi poi a fare i conti con un piccolo despota. Se state leggendo questo articolo, infatti, è perchè probabilmente non ne potete più di scenate al supermercato, fagioli infilati nelle orecchie e richiami continui delle maestre a scuola. Quelli che infatti oggi chiamiamo “bambini difficili” sono spesso il risultato di stili educativi, manovre correttive o atteggiamenti genitoriali che perpetuati nel tempo possono creare o aggravare un problema. Intendiamoci, con questo non si vuole nè demonizzare la categoria “genitori” (tirati in causa anche troppo spesso), nè sostenere l'esistenza di stili educativi “giusti o sbagliati”, quanto piuttosto affermare che a problemi diversi vadano adattate diverse strategie, evitando di rimanere incastrati (più facile a dirsi che a farsi) in pattern di comportamenti che non portano a nulla o addirittura finiscono col peggiorare la situazione.
L'obiettivo di questi due articoli è infatti quello di analizzare quelle che risultano essere le sabbie mobili più comuni e le loro possibili vie d'uscita, avendo bene a mente che trovarsi sul campo di battaglia non può essere certo paragonabile alla descrizione scritta della battaglia stessa.
Perciò, armati di elmetto e santa pazienza, proviamo a vedere in modo molto sommario quali siano le caratteristiche di un “bambino difficile” indipendentemente dalle cause che possono aver scatenato i comportamenti incriminati, e qualche suggerimento su cosa evitare di fare (nella prima parte) e cosa mettere in atto (nella seconda parte), considerando chiaramente che ogni caso è un caso a se stante, e l'ausilio del professionista è altamente consigliato.
Capricciosi, ribelli, testardi. Ecco alcuni aggettivi con cui di solito si appellano i bambini che creano più di un problema a casa e/o a scuola.
Ma quali sono veramente le caratteristiche di un bambino oppositivo? Ne elenchiamo 4 principali:
1) Il desiderio di controllo : rispetto ad altri bambini, questi ultimi tenteranno di ottenere, mantenere e riguadagnare il controllo e non c'è palestra migliore che sperimentarsi direttamente con chi detiene il potere, ovvero insegnanti e genitori i quali spesso diventano il bersaglio non autorizzato.
2) Elevati livelli di perspicacia: solitamente molto attenti nel notare come gli altri rispondono ed a sfruttare tali dinamiche a proprio vantaggio.
3) Cecità rispetto ai ruoli : c'è una grossa difficoltà nel vedersi e percepirsi come cause del problema. Al contrario, spesso si sentono vittime e si convincono della colpa altrui, facendo grossa difficoltà nel riconoscere le gerarchie ed i ruoli sociali.
4) Alta resilienza allo scontro : i bambini problematici hanno un' elevato indice di tolleranza allo scontro. Una discussione che sfiancherebbe chiunque potrebbe essere facilmente superata da questi in pochi minuti. Tollerare una misura notevole di negatività ed, anzi, farla risultare quasi gratificante è un processo tanto frustrante (per i genitori) tanto interessante (per gli addetti ai lavori) poiché si scontra con uno dei principi generici del comportamento umano, al quale non piace la rabbia, né piace sapere che qualcuno è arrabbiato con lui.
Come accennato poco fa, le circostanze che potrebbero generare dei “bambini difficili” sono tante e variegate ma in questa sede il focus rimarrà puntato sulla descrizione di alcune delle dinamiche che spesso contribuiscono al mantenimento del problema comportamentale di nostro figlio e che, se evitate o interrotte, potrebbero magicamente migliorare la situazione...
Perciò, vediamole in breve:
Il primo comportamento da evitare assolutamente è l' etichettamento. Nonostante qualche volta sia difficile da credere, i bambini sono estremamente sensibili e plasmabili dai comportamenti dei genitori e dal modo in cui essi lo vedono e lo percepiscono. I difetti, le capacità e le potenzialità attribuitegli infatti influenzeranno inevitabilmente il suo modo di vedersi e, di conseguenza, le sue interazioni con il mondo. Quando parliamo di etichettamento intendiamo l'attribuzione di una presunta patologia (che di solito va dal disturbo oppositivo-provocatorio fino a varianti di ritardo mentale) o l'attribuzione di caratteristiche negative in genere (“è poco concentrato”, “non è socievole”, “non è molto dotato” ecc). Queste semplici affermazioni hanno implicazioni potenti. In primis, dipingergli addosso una croce non aiuterà di certo a risolvere la situazione ed, anzi, rischierà di avere un potente effetto induttivo, in cui il genitore si comporterà con il figlio “come se” fosse malato ed il figlio si convincerà e si comporterà di conseguenza “come se” fosse chissà quale animale esotico, dando vita alla perfetta “Profezia che si autorealizza”. In questo circolo vizioso non ci sarà spazio per la propensione al cambiamento. E noi ne abbiamo un gran bisogno.
La protezione, si sa, è una propensione istintiva in tutti (o quasi) i genitori. Ma quando la tendenza ad aiutare vostro figlio sempre e ad ogni costo diventa la prassi, allora siamo sicuri che prima o poi avremo a che fare con un problema. Fare un passo indietro spesso è la soluzione migliore. Lasciare che i bambini provino le conseguenze delle loro azioni non è sadismo, tutt'altro. Devono sperimentare il mondo per poter arrivare un giorno ad una piena consapevolezza e l'importanza di procedere per tentativi ed errori è l'unico modo possibile. Meglio un ginocchio sbucciato in bicicletta o un adulto incapace di montare sopra ogni mezzo per paura di cadere? Il modo migliore perciò è quello di allontanarsi dal problema senza per questo allontanarsi da lui.
Un altro dei tentativi più comuni quando si ha a che fare con piccole pesti è quello di usare la ragione per convincerlo del male delle proprie azioni. Come se poi, dopo il sermone, nostro figlio di 7 anni ci rispondesse: “Sai, ciò che pensi è molto giusto, non avevo mai visto il problema in quest'ottica, farò tesoro della tua saggezza e grazie mille di tutto”. Anche se ci piacerebbe molto, tutto ciò non funziona, non ha mai funzionato e mai funzionerà. Perciò dovremmo smettere di farlo.
Il quarto ed ultimo suggerimento su cosa evitare o interrompere è il più difficile da mettere in atto, poiché ha a che fare con i nostri, già fragili, nervi. Ci sono poche cose più invitanti per un bambino provocatorio quanto il riuscire a farvi esasperare. Poter controllare le vostre emozioni è infatti la più fortificante e soddisfacente delle prove di forza. Rispondere sbraitando e riversando rabbia su di lui non solo farà sembrare voi in difetto, ma contribuirà ad alimentare il fuoco, nutrendolo di ciò che stava proprio cercando. Perciò, se vogliamo vedere un cambiamento, dobbiamo togliergli la soddisfazione di gareggiare, mantenendo il sangue freddo ed evitando accuratamente le lotte di potere. Piuttosto, meglio il silenzio.
E adesso?
Partendo da alcune considerazioni di base, siamo passati a vedere cosa sarebbe meglio evitare o smettere di fare per non incappare in guai peggiori. Ora non ci resta che capire cosa sarebbe opportuno fare. Nella seconda parte di quest'articolo passeremo infatti in rassegna alcune modalità di comunicazione e intervento pratico per provare, finalmente, a mettere fine all'impero del nostro piccolo dittatore.
PARTE I - Dott. DARIO CODERONI
SPORTELLO ASCOLTO ADOLESCENTI
15/05/2017 19:21:54
SPORTELLO ASCOLTO ADOLESCENTI
E' attivo presso la Onlus Parla con Noi uno sportello di ascolto per adolescenti in caso di problemi relazionali, per parlare di un vostro disagio di cui non riuscite a confidarvi, bullismo, problemi alimentari, ecc...
Ogni Lunedi - Mercoledì - Venerdi dalle ore 16/17.
Primo colloquio gratuito previo appuntamento al numero
0686972138 (15.30/19.30) o email info@parlaconnoi.org
CENTRO di ASCOLTO
19/04/2017 18:41:35
L'Associazione offre a tutti un centro di ascolto con professionisti seri e preparati ed un primo colloquio gratuito per ogni tipo di disagio o di difficoltà anche momentanea.
Le nostre psicologhe/i sono disposte/i ad ascoltarvi ogni mercoledì e venerdì dalle ore 15.30/16.30 previo appuntamento telefonico al numero 06 86972138 oppure tramite email info@parlaconnoi.org
SPORTELLO DI ASCOLTO GRATUITO in FARMACIA
28/03/2017 17:25:55
Ricordiamo a tutti i nostri gentili utenti che possono trovare uno sportello di ascolto gratuito presso le seguenti farmacie e negli orari indicati:
Farmacia D'Amicis, Via Ruspoli, 57 - Lunedì 17/18
Farmacia Angelini, Via Sirtori 21 - Mercoledì 17/18
Farmacia Impruneta, V.le Vicopisano 58 - Giovedì 17/18.30
Farmacia Traina, Via Donna Olimpia 196 - Mercoledì 11/12
Farmacia Benassai, V.le 4 Venti, 73 - Mercoledì 18.15/19.15
MULTIMEDIA
29/09/2016 18:25:45
DA OGGI IL NOSTRO SITO SI RINNOVA CON FILM PER VOI.
Nel nostro sito potrete vedere gratis film che tratteranno tematiche psicologiche di autori anche recenti. Basta andare sulla sezione Multimedia e cliccare sul film scelto e buona visione a tutti!!
"Stella la storia di un bambino dislessico" - un film attualissimo con un bambino con difficoltà dove in chiave psicologica si parla dei disturbi dell'apprendimento.
"Il Signore delle mosche" diretto da Peter Brook con Hugh Edwards
"Si può fare" (di Giulio Manfredonia con Claudio Bisio) sul disagio sociale e sulla possibilità che ognuno di noi ha a prescindere dai pregiudizi comuni.
"Prendimi l'anima" storia reale di uno dei più famosi padri della psicanalisi Jung, il quale curando la sua prima paziente scopre che lei si è perdutamente innamorata di lui..fino all'epilogo finale.
"Ragazze interrotte" storia di ragazze con disturbi della personalità riunite in una clinica psichiatrica dove tutte cercano di ritrovare la loro identità. La meno problematica Susanna scoprirà di avere comunque molto più delle altre da imparare...
"Instinct - istinto primordiale" con Anthony Hopkins
Sabato 21 dicembre 2024
Nuovi incontri
25/09/2024 17:35:42
Sono in arrivo nuovi incontri!
A breve ulteriori dettagli ...
(continua)
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